
Ci sono paesi in cui i libri sono nell’aria, le parole dei romanzi e delle poesie appartengono a tutti e i nomi dei nuovi nati suggeriscono sogni e promesse. Timpamara è un paese così, almeno da quando, tanti anni fa, vi si è installata la più antica cartiera calabrese, a cui si è aggiunto poco dopo il maceratoio.
E di Timpamara Astolfo Malinverno è il bibliotecario: oltre ai normali impegni del suo ruolo, di tanto in tanto passa dal macero, al ritmo della sua zoppia, per recuperare i libri che possono tornare in circolazione. Finché un giorno il messo comunale gli annuncia che gli è stato affidato un nuovo, ulteriore impiego: alla mattina sarà guardiano del cimitero e al pomeriggio starà alla biblioteca.
Ad Astolfo, che oltre a essere un appassionato lettore possiede una vivida immaginazione, bastano pochi giorni al cimitero per essere catturato dalla foto di una donna posta su una lapide. Non c’è altro; nessun nome e cognome, nessuna data di nascita e morte.
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“Mi sembrò per un attimo che ogni cosa nel mondo – anche i pensieri, anche i sentimenti, anche i morti – avesse la sua giusta collocazione nell’universo.
Anche io, Astolfo Malinverno, l’unico bibliotecario guardiano di cimitero che l’umanità abbia mai avuto.”
Terzo romanzo dello scrittore calabrese Domenico Dara, vincitore del Premio Stresa nel 2017 con Appunti di meccanica celeste.
Malinverno, bibliotecario di Timpamara, a cui viene affidata la nuova mansione di custode del cimitero, una volta insediatosi impara a muoversi tra i loculi con delicatezza e rispetto, in fondo lo ha sempre fatto inconsciamente. Dalla scomparsa della madre, alla perdita del fratello gemello ancora in fasce, alla perdita delle persone che nel quotidiano incontra, sa perfettamente che l’essere umano è accomunato dallo stesso finale.
Il personaggio di Astolfo Malinverno possiede apertura mentale, intelligenza e capacità in grado di elaborare la morte dando senso alla vita. Un animo buono, dotato di sensibilità e di quella capacità di andare oltre le apparenze. Solitario ma mai solo.
Cerca vita in ogni cosa, fatto che si denota dal suo recarsi ogni due venerdì al maceratoio per cercare di recuperare tra i mucchi di volumi ammassati, libri ancora servibili.
I personaggi che ruotano intorno a lui sono così caratteristici – a partire dal loro nome che rievoca i personaggi letterari – da avere l’impressione di conoscerli, di averli come vicini di casa, è vivida in loro la realtà delle usanze dei piccoli Paesi, forse dovuto al fatto che Dara si è ispirato per la loro costruzione a persone e fatti reali.
Da Emma, comparsa misteriosa e improvvisa, a Marfarò, il becchino del paese con la fobia di divenire povero, passando per Elia il Risuscitato. Diverse storie divise in 46 capitoli che non si discostano dal racconto principale ma lo arricchiscono dando ad Astolfo Malinverno, l’Io narrante della storia, la possibilità di indagare a fondo nell’animo umano.
È una storia originale scritta con maestria dove i libri, le persone – almeno il loro ricordo – e le loro storie sono destinati a non morire.
Note sull’autore
Domenico Dara, vive e lavora tra Valbrona, in provincia di Como, e Milano. Cresciuto a Girifalco, ha studiato alla facoltà di Lettere e Filosofia di Pisa, dove si è laureato nel 1996 con una tesi sulla poesia di Cesare Pavese. Nel 2013 è stato finalista al Premio Italo Calvino con il romanzo inedito Breve trattato sulle coincidenze (Nutrimenti, 2014), per il quale ha ottenuto numerosi riconoscimenti, fra cui il Premio Palmi, il Premio Viadana, il Premio Corrado Alvaro e il Premio Città di Como. Sempre per Nutrimenti ha poi pubblicato il romanzo Appunti di meccanica celeste (2016), vincitore del Premio Padula, del Premio Città di Rieti e del Premio Stresa.