L’acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito

Odore di alghe e sabbia, di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: sulle rive del lago di Bracciano approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, madre coraggiosa con un marito disabile e quattro figli. Antonia è onestissima e feroce, crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua figlia femmina a non aspettarsi nulla dagli altri. E Gaia impara: a non lamentarsi, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo, a leggere libri e non guardare la tv, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe e l’infelicità dove nessuno può vederla. Ma poi, quando l’acqua del lago sembra più dolce e luminosa, dalle mani di questa ragazzina scaturisce una forza imprevedibile. Di fronte a un torto, Gaia reagisce con violenza, consuma la sua vendetta con la determinazione di una divinità muta. La sua voce ci accompagna lungo una giovinezza che sfiora il dramma e il sogno, pone domande graffianti. Le sue amiche, gli amori, il suo sguardo di sfida sono destinati a rimanere nel nostro cuore come il presepe misterioso sul fondo del lago.

Lago

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Quello che ho fatto per anni è stato mentire, discutere, litigare, esprimermi senza parole, fare capricci, fare ammenda solo per finta, incaponirmi, sentirmi derisa, combattere ogni detrattore, ogni infamia, ogni mancata attenzione, trovare e perdere legami, recuperarli, perderli ancora, dimenticare i mie errori, amare i miei errori, ripetermi che sono addolorata e subisco affronti continui, tutti devono rispettarmi, contenermi, tollerarmi.

Un racconto crudo, toccante, che provoca fastidio. È questa la sensazione che ho provato per buona parte della lettura. Fastidio per l’invadenza di Antonia, mamma presente e pratica che lotta per un vita migliore ma figura asfissiante, per il padre, rimasto paralizzato in seguito ad un incidente sul lavoro, in nero, ma quasi un’apparizione sullo sfondo, per i torti subìti da Gaia ma anche, e forse soprattutto, per l’esplosione di violenza usata per vendicarsi.

Tutto è estremo in questo romanzo, tetro, viscerale e profondo come il lago sempre citato che in un momento di euforia sembra dolce ma che in verità ha solo nascosto bene le sorprese future.

E Gaia aggredisce tutto, la vita che le sta stretta, la famiglia, gli amici, gli amori, morde e aggredisce con le azioni e le parole, le stesse con cui pensava di riscrivere la sua vita, di narrarla in prima persona, lei che ha sempre dovuto vivere degli scarti degli altri, lo zaino e le magliette del fratello, la televisione della vicina, l’attenzione delle persone.

Una protagonista che vediamo crescere e da bambina divenire una giovane donna sempre provata, senza mai attimi di resa, sempre in guerra con il mondo. Una guerra estenuante.

Un romanzo in cui non viene risparmiato nulla, anche la morte fa la sua comparsa.

Spessore e anche un po’ di pesantezza ma di certo una penna che vale tanto proprio perché in grado di provocare sensazioni.