Il nostro primo incontro profondo avvenne quando ero una ragazzina nel pieno della mia adolescenza. C’erano già stati dei piccoli incontri ma nulla di memorabile, solo qualche occhiata che non aveva lasciato il segno. Poi, in un giorno tutto è cambiato.
Mi trovavo a scuola durante l’ora di informatica. Amavo quella materia e apprezzavo il mio professore, uomo di grandi valori e uno dei migliori insegnanti che io abbia avuto. Stavamo discutendo del più e del meno avendoci concesso 10 minuti di pausa dalla lezione quando iniziammo a parlare di te, dei tanti titoli che ti tengono attribuiti e delle tante emozioni che nel corso degli anni hai suscitato alle persone.
Ti conoscevo ma in maniera superficiale, non ero ancora andata oltre la superficie. Già allora amavo scrivere, divoravo i fogli con la mia penna, ma ancora non avevo capito che per estendere il mio sapere avevo bisogno di te a dosi massicce rispetto alle dosi blande di cui facevo uso.
Fu quel professore a farmi capire che dentro di te non c’era un mondo ma infiniti mondi, tutti diversi, intriganti, pericolosi, affascinanti, anche noiosi e poco caratteristici. Iniziai a voler sapere tutto di te, a cercare i tuoi messaggi nascosti, i tuoi insegnamenti, le tue avventure e da allora non mi sono più fermata.
Sei appassionato, fedele, crudele qualche volta ma mai bugiardo. Questo ammiro di te, la schiettezza con cui mi fai capire le cose. Dal nostro primo vero incontro, mio caro libro, ti sono infinitamente grata per tutte le volte che mi hai fatto sentire libera anche se rinchiusa nella mia gabbia mentale.
#ilsapererendeliberi