La Mennulara di Simonetta Agnello Hornby

La Mennulara

Sicilia, 1963. Maria Rosalia Inzerillo, più conosciuta come la “Mennulara” (la raccoglitrice di mandorle), è morta. Domestica della famiglia Alfallipe e amministratrice del suo patrimonio, la Mennulara è però soprattutto un mistero per la popolazione del paese. Tutti ne parlano perché si favoleggia sulla ricchezza che avrebbe accumulato, forse favorita dalle relazioni con la mafia locale. Tutti ne parlano perchè sanno e non sanno, perché c’è chi la odia e la maledice e chi la ricorda con gratitudine. Senza di lei Orazio Alfallipe avrebbe dissipato proprietà e rendite ed Adriana Alfallipe, una volta morto il marito, sarebbe rimasta sola in un palazzo enorme. Senza di lei i figli di Adriana e Orazio sarebbero cresciuti senza futuro.

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Roccacolomba, Sicilia. 23 settembre 1963.

È morta la Mennulara, al secolo Maria Rosaria Inzerillo.

È attraverso questo evento che si snoda tutta la storia, andando a ritroso nel tempo per rievocare misfatti e avvenimenti così da spiegare la ritrosia, l’odio o l’apprezzamento all’occorrenza nei riguardi della Mennulara.

Ma chi era la Mennulara?

Era una fimmina siciliana, donna complessa e fuori dal comune, non istruita ma dotata di molta intelligenza. Ostinata e caparbia nel midollo, fiera della sua posizione di donna di servizio pur vergognandosi della sua limitata conoscenza delle buone maniere. La Mennulara era generosissima con gli altri, gran lavoratrice, instancabile ma guai a mancarle di rispetto.

Giovane contadina quando venne presa a servizio presso la casa degli Alfallipe, da allora intorno a se ha raccolto sia rispetto per il suo essere infaticabile che disprezzo per il suo caratteraccio scontroso.

Con il tempo Maria Rosaria Inzerillo arrivò ad amministrare i beni della famiglia Alfallipe e questo diede adito a parecchie chiacchiere.

I suoi inizi come amministratrice coincidono con le proteste dei braccianti, il bandito Giuliano e la mafia sempre più aggressiva e consapevole del ruolo che andava a coprire nel conflitto politico e di classe nell’Italia Democristiana.

In un gioco sempre più fitto di intrighi è lei stessa a tessere la rete in cui far muovere, secondo le sue volontà, i giovani Alfallipe. E loro, pur convinti di essere nel giusto, dopo un piccolo moto di ribellione acconsentono ad ogni decisione presa in precedenza della loro ex donna di servizio consapevoli della loro incapacità di gestire non solo un patrimonio ma anche le loro stesse esistenze.

È il racconto di prevaricazioni, di torti subìti, del riscatto sociale e la narrazione, arricchita dalla presenza di molti personaggi, è un intrecciarsi di fatti, pettegolezzi, commenti all’interno delle abitazione in un paese come Roccacolomba, diviso tra la parte alta e la parte bassa, come a voler rappresentare le classi sociali divise in alta borghesia e nobiltà e personale di servizio.

Simonetta Agnello Hornby offre al lettore una scrittura che permette di ricostruire fedelmente le scene, le atmosfere e i personaggi in un racconto con velate sfumature anche erotiche.

Note sull’autrice

Simonetta Agnello Hornby è laureata in giurisprudenza e ha esercitato la professione di avvocato aprendo a Brixton lo studio legale “Hornby&Levy” specializzato in diritto di famiglia e minori. 

La Mennulara, il suo primo romanzo, è stato tradotto in tutto il mondo. Da allora ha pubblicato diversi libri tra cui La zia Marchesa (Feltrinelli, 2004), Boccamurata (Feltrinelli, 2007), Vento scomposto (Feltrinelli, 2009), La monaca (Feltrinelli, 2010), Camera oscura (Skira, 2010), Il veleno dell’oleandro (Feltrinelli, 2013), Il male che si deve raccontare (con Marina Calloni; Feltrinelli, 2013), Via XX Settembre (Feltrinelli, 2013), Caffè amaro (Feltrinelli, 2016) e, con Massimo Fenati, la graphic novel de La Mennulara (Feltrinelli, 2018).