La leggenda del santo bevitore fu pubblicato per la prima volta nel 1939, pochi mesi dopo la morte di Joseph Roth, esule a Parigi – e può essere considerato, per molti versi, il suo testamento, la parabola trasparente e misteriosa che racchiude la cifra del suo autore, oggi riscoperto come uno dei più straordinari narratori di questo secolo.
Il clochard Andreas Kartak, originario come Roth delle province orientali dell’Impero absburgico, incontra una notte, sotto i ponti della Senna, un enigmatico sconosciuto che gli offre duecento franchi. Il clochard, che ha un senso inscalfibile dell’onore, in un primo momento non vuole accettare, perché sa che non potrà mai rendere quei soldi. Lo sconosciuto gli suggerisce di restituirli, quando potrà, alla «piccola santa Teresa» nella chiesa di Santa Maria di Batignolles. Da quel momento in poi la vita del clochard è tutta un avvicinarsi e un perdersi sulla strada di quella chiesa, per mantenere una impossibile parola.
Ecco quel che sono veramente; cattivo, sbronzo, ma in gamba. Joseph Roth.
Parigi, novembre 1938
Piccoli miracoli e perdite, incontri e passi in avanti, altri incontri e il nulla nelle mani. Il racconto di poche settimane, in poco più di 70 pagine, che racchiude un’esistenza intera. Un uomo alla deriva che si trascina senza meta provocando con la sua spavalderia il miracolo ricevuto e offendendo così la grazia che gli è stata offerta.
Roth, attraverso la figura del clochard, dichiara la sua estraneità alla società e vuole in qualche modo rievocare il suo passato quando, incolpatosi dell’instabilità mentale della moglie, inizia a bere il Pernod dandosi all’alcolismo. Traspare anche la sua inclinazione alla generosità ma, la mancanza di autocontrollo e di una forte volontà, provocano esasperazione.
Il racconto autobiografico è fatto con una lucidità straziante e la frase:
Anche se te ne stai ubriaco e senza soldi e dormi sotto i ponti, hai ancora il tempo e l’opportunità di conoscere una Teresa.
può essere interpretata anche come una possibilità di recupero, un ultimo baluardo di speranza per la propria esistenza.
Note sull’autore
Joseph Roth (1894 – 1939) fu un volontario annuale dell’esercito austriaco nella Grande Guerra, giornalista (a partire dal 1918) e romanziere. Nel 1933, dopo l’avvento del nazismo, fu costretto all’esilio dalla Germania, dove viveva. Morì a Parigi. La sua opera è tutta una vasta costruzione di romanzi, novelle e saggi (polemici), dove i temi e i personaggi si rincorrono e ricompaiono nei più vari contesti.