Il 25 novembre รจ la Giornata contro la violenza sulle donne istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni unite.
Le Nazioni Unite definiscono la violenza contro le donne come “qualsiasi atto di violenza di genere che provoca, o รจ probabile che si traduca, in danni fisici, sessuali o mentali o sofferenza alle donne, comprese le minacce di tali atti, coercizione o privazione arbitraria della libertร , sia che si verifichino nella vita pubblica o privata”. ( Fonte World Health Organization )
Qui di seguito sono elencati 5 libri che trattano il tema della violenza sulla donne.
Amorosi assassini. Storie di violenza sulle donne
Quattromilacinquecento le donne che hanno denunciato aggressioni, stupri, molestie e maltrattamenti. Centododici quelle che sono rimaste uccise. ร la cronaca di un anno, ma niente piรน che la punta di un iceberg. Il numero reale delle vittime รจ agghiacciante: un milione e centocinquantamila donne maltrattate, picchiate, violentate o uccise. Tredici autrici stilano una impressionante cronologia dell’orrore, per raccontare una guerra che si fa ogni giorno piรน cruenta.
Tu mi fai volare. Cadere, rompere
“Tu mi fai volare”. Se il titolo di questo libro finisse qui, parlerebbe di una storia d’amore entusiasmante, eccitante. Ma l’autrice ha aggiunto due parole: cadere, rompere. E questo ci inoltra in una delle tante relazioni fatte di non amore e di tanta violenza. E il racconto di una qualsiasi di noi, una donna invischiata in un rapporto che distrugge la sua dignitร e il suo mondo, che ha bisogno di recuperare se stessa e capire che la violenza nulla ha a che fare con l’amore, che le sue idee sulla coppia sono sbagliate, che ne puรฒ andare della sua vita. Letteralmente. Un percorso certo non facile, che puรฒ diventare meno faticoso con il prezioso aiuto dei centri antiviolenza, di cui troverete un elenco all’interno del libro.
“‘Ferite a morte’ nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla societร , e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Cosรฌ mi sono chiesta: ‘E se le vittime potessero parlare?’ Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertร della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se รจ possibile, con l’ironia, l’ingenuitร e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. ‘Ferite a morte’ vuole dare voce a chi da…
L’ultima ragazza. Storia della mia prigionia ed della mia battaglia contro l’Isis
Nell’agosto 2014 la tranquilla esistenza di Nadia Murad, ventunenne yazida del Sinjar, nell’Iraq settentrionale, viene improvvisamente sconvolta: con la ferocia che li contraddistingue, i militanti dello Stato Islamico irrompono nel suo villaggio, incendiano le case, radunano i maschi adulti uccidendone 600 a colpi di kalashnikov e rapiscono le donne, caricandole su autobus dai vetri oscurati. Per Nadia e centinaia di ragazze come lei, giovanissime e vergini, inizia un vero calvario. Separate dalle madri e dalle sorelle sposate, scontando l’unica colpa di appartenere a una minoranza che non professa la religione islamica, vengono private di ogni dignitร di esseri umani: per i terroristi dell’ISIS saranno soltanto sabaya, schiave, merce da vendere o scambiare per soddisfare le voglie dei loro padroni. L’abisso della prigionia, gli stupri selvaggi, le torture fisiche e psicologiche, le continue umiliazioni, insieme al dolore per la perdita di quasi tutti i parenti, vengono raccontati da Nadia – miracolosamente sfuggita agli artigli dei suoi aguzzini – con parole semplici e dirette, e proprio per questo di straordinaria efficacia. Le tremende sevizie le hanno lasciato cicatrici indelebili sul corpo e nell’anima, ma anzichรฉ ridurla al silenzio, cancellandone l’identitร , l’hanno spinta a farsi portavoce della sua gente e di tutte le vittime dell’odio bestiale dell’ISIS. Oggi Nadia รจ una donna libera, che ha scelto con coraggio di denunciare al mondo intero il genocidio subito dal suo popolo, non per invocare vendetta, bensรฌ per chiedere giustizia, affinchรฉ i colpevoli compaiano di fronte alla Corte penale internazionale dell’Aia e vengano giudicati e condannati per i loro orrendi crimini contro l’umanitร . Ma il suo messaggio รจ soprattutto un pressante invito a non lasciarsi sopraffare dalla violenza e a conservare intatta, sempre e comunque, la fierezza delle proprie radici, e una struggente lettera d’amore a una comunitร e a una famiglia distrutte da una guerra tanto assurda quanto spietata.
Attraverso il racconto di ogni protagonista, i fatti, le emozioni, le botte, si svelano le cause scatenanti e le dinamiche di coppia. Episodi ripetuti di maltrattamenti alternati a “pentimenti” del partner. E la tragedia sempre in agguato. Tutto questo avviene nella “normalitร ” e nella convinzione che la violenza riguardi altri. Ma a un certo momento accade “qualcosa” per cui le donne capiscono che cosรฌ non puรฒ continuare. Che cosa? Ogni storia ha una sua “chiave” che la tiene inchiodata alla violenza e una che la porta a non voler piรน subire. Qualche volta quel maledetto meccanismo si rompe prima che sia troppo tardi. Le protagoniste, raccontandosi, affrontano quella violenza subdola che colpisce le donne nel momento in cui dicono “no”, sottraendosi ai ruoli imposti da qualcosa che รจ nato come amore. Ma che non lo รจ piรน. Violenza fisica e anche psicologica che attraversa le classi sociali e spesso coinvolge i figli.