Ci troviamo nel periodo calante del Rinascimento quando Erasmo da Rotterdam consegna al mondo la sua opera più famosa, “Elogio della follia”. Protagonista dell’elogio è Morìa, ovvero Follia, che in 1° persona non celebra le gesta degli eroi ma anzi,si autocelebra dimostrando a tutti come le sue azioni siano di beneficio per l’umanità.
Morìa,cioè Follia, si presenta a noi come creatura nata dall’unione tra Pluto, dio della ricchezza, e la ninfa Neotete (giovinezza). Nata nelle Isole Fortunate dove non si sa cosa sia il lavoro, la vecchiaia e la malattia.
Follia ci apre gli occhi e ci fa notare come lei sia presente in ogni cosa riguardante sia l’uomo che il mondo e che la vita stessa sia un suo dono,riflettendo sul fatto che, quale stolto si lascerebbe imprigionare dal giogo del matrimonio conoscendo gli svantaggi coniugali e quale donna si unirebbe ad un uomo conoscendo le fatiche del parto?
Il matrimonio esiste grazie ad Anoia(stoltezza) che insieme a Methe(ebbrezza),Kolakìa(adulazione),Lethe(oblio),Misoponìa(pigrizia),Hedoné(piacere),Tryphé(mollezza),Komos(bisboccia),Negrotes Ypnos(sonno profondo) fa parte del seguito di Follia, ed è subito chiaro che siamo debitori nei suoi confronti.
Ma, secondo Morìa, siamo suoi debitori riguardo qualsiasi cosa accada in qualsiasi momento delle nostra vita. La stessa società è follia in quanto quale popolo potrebbe sopportare il suo principe o signore,il maestro l’allievo, l’amico un altro amico se ogni tanto non si adulassero con il miele della follia?
Ma è la follia stessa a renderci anche simpatici perché attraverso gli scherzi si suscita ilarità migliorando la giornata a chi ci circonda. I sapientoni sono in grado di dispensare grandi consigli affidandosi alla loro saggezza ma con la loro verità raffreddano gli animi dell’ascoltatore. Ecco che subentra Follia ad allietare tutti.
Insomma Follia è sempre presente, diversa in ogni fase della nostra vita. Questo giustifica il piacere della compagnia di un bambino con un anziano e viceversa perché la persona anziana viene colpita da Follia che lo riporta all’età dell’infanzia allietando gli ultimi anni della sua esistenza.
Ma noi comuni mortali siamo in grado di decidere se accettare follia o no? È nelle nostre facoltà respingere la sua presenza o accettarla? Restare nel mondo inquadrato dalla saggezza o conoscere il piacere che possiamo assaporare abbandonandoci alla follia? Saremmo forse folli a rifiutare la follia?