Diario di una stalker mancata di Francesca Innocenzi

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Questo non è un racconto autobiografico. È la storia di una donna che ricorre alla scrittura come antidoto per cicatrizzare una ferita profonda. È stata respinta, accusata di stalking; vuole discolparsi.

L’autrice ha deciso di provare ad inscenare il suo dramma, ingannevole e vero come la vita. E si è messa in ascolto.

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Immaginate di aprire un diario segreto e di venire catturati dalle emozioni intense, quasi viscerali, di una donna che racconta quello che ha provato, prova e di cui sembra essere ossessionata. Quasi un flusso di coscienza in cui Francesca Innocenzi da voce ad un personaggio che cerca pace attraverso la scrittura.

Il racconto va letto lasciando fuori i pregiudizi, cercando di capire il punto di vista di chi si presenta come carnefice ma è la prima vittima di se stessa. Una donna che non ha saputo ancora dire addio all’adolescente che è stata, a fare pace con se stessa per gli abbracci mancati. Cerca nell’altro qualcuno che possa farle abbracciare la luce, un chiaro sintomo di dipendenza affettiva, e prova con la sua lucida logica a spiegare i suoi sentimenti come un pittore cerca di spiegare la sua opera. Bisogna scendere non in profondità ma negli abissi di un’anima tormentata.

Questa donna non cerca redenzione, solo un po’ di comprensione per far capire che chi ferisce ha sempre un vissuto dietro che l’ha ferito, che non lo giustifica – stalkerare una persona è reato – ma lo rende solo umano.

Inizia un percorso in cui a emergere sono i dettagli notati, ricostruiti, gli attimi vissuti da lei e questo uomo, suo collega, sposato, che all’apparenza sembra non aver mai degnato di particolare interesse questa donna. Ma allora è frutto di un classico film mentale oppure è anche lui un esperto giocatore?

Quest’uomo ha visto le fragilità di questa donna e ha deciso di cedere ad un bisogno primitivo ma egoista? Chi è la vittima e chi è il carnefice?

Poi, un bel giorno, vieni a dirmi che il segreto è non alimentare un sentimento, farlo morire di fame. E così mi hai trattata come una macchina lasciata a secco. Con la differenza che io ho un cuore.

C’è eleganza nella scrittura della Innocenzi che accompagna il lettore nella rinascita di una fenice che sa bene che, per quanto le fiamme possano essere forti e ferire, riuscirà sempre a trovare la forza per splendere.

Note sull’autrice

Francesca Innocenzi è nata a Jesi (Ancona). È laureata in lettere classiche e dottore di ricerca in poesia e cultura greca e latina di età tardoantica. Ha pubblicato la raccolta di prose liriche Il viaggio dello scorpione (2005); la raccolta di racconti Un applauso per l’attore (2007); le sillogi poetiche Giocosamente il nulla (2007), Cerimonia del commiato (2012), Non chiedere parola (2019), Canto del vuoto cavo (2021), Formulario per la presenza  (2022); il saggio Il daimon in Giamblico e la demonologia greco-romana (2011); il romanzo Sole di stagione (2018). Ha diretto collane di poesia e curato alcune pubblicazioni antologiche, tra cui Versi dal silenzio. La poesia dei Rom (2007); L’identità sommersa. Antologia di poeti Rom (2010); Il rifugio dell’aria. Poeti delle Marche (2010). È redattrice del trimestrale di poesia «Il Mangiaparole» e collabora con vari siti letterari. Ha ideato e dirige il Premio letterario Paesaggio interiore.